Libri scritti da Arrigo Muscio Lettera di un bambino
abortito alla madre La catechesi di satana
durante un recente caso di esorcismo |
TESTIMONIANZE RADUNO DEI GIOVANI A MEDJUGORJE Ancona - Spalato ore 24.00 Si parte da Pescara con il Pullman. Subito incontro una ragazza di Trani, Nicoletta, con la quale viaggio sull'autobus, poi altri giovani. Fino a quale età si è giovani oggi? Giù nel porto di Ancona, mentre sbrighiamo le pratiche dell'imbarco, parlo con altri ragazzi. Ci sono Lello di Pescara, Sara e Francesco, una coppia molto giovane simpatica e cortese, Luciano, un seminarista dell'Aquila. Salutare Lorenzo, il mio nipotino, mi è costato molto, ma è giusto lasciare lui al suo latte ed ai suoi giochi. Amo questo fanciullo. Partiamo da Ancona alle 22.30. Io sono seduto accanto ad Ilaria, una ragazza di Pescara, carina. Salpare dal porto di Ancona è emozionante, suggestivo, mentre di lontano il Conero si fa sempre più esiguo. La luna illumina la spuma marina ed il vento spira minaccioso, ma non fa freddo, tanto che con alcuni restiamo sul ponte della nave a recitare il Rosario. Domani sarò in Jugoslavia. La notte sulle poltrone si dorme male. Tra l'altro l'aria condizionata è rimasta accesa tutta la notte. Ilaria, al mio fianco, dorme tutta rannicchiata e piegata in avanti. Un'occhiata al mare aperto. Che brivido! Mercoledì 1 agosto 2001 Già agosto. Mamma mia! Alle cinque e trenta compare la Jugoslavia. E' tutto un susseguirsi di isole, spoglie e brulle, sassose. Le costeggiamo per un lungo tratto. Poi, finalmente attracchiamo. Spalato sembra povera, ma vivace. E' un porto, quindi città di frontiera. Di lontano il campanile di una chiesa e la torre, ciò che rimane della residenza di Diocleziano. Usciamo dalla città, che si espande nell'interno, con caseggiati alti ed incolore. Le strade sono strette, ma discrete. Ci inoltriamo nel cuore della terra slava. E' irregolare: monti brulli e piccole distese. Le colline sono coltivate a vigneti. Le case sono piccole, di mattoni o in pietra, le più belle. Molte sono in costruzione. I paesi che incontriamo sono piccoli e poveri, privi di vita. Qualche anima vaga qua e là tra i pochi bar e i modesti negozi. Alle 11.30, dopo passaggi tortuosi siamo a Medjugorje. Grazie Signore, non ne potevo più. Prendiamo posto negli alloggi, mangiamo ed alle 16.00 siamo al Santuario. E' nato nel '60, vent'anni prima delle apparizioni della Madonna, lì dove sorgeva un vasto vigneto. Fuori c'è un palco di fronte al quale sono sistemate le panchine. Si conta molta gente. Pare che a Medjugorje siano arrivate 30 mila persone. Si canta, si prega, si danza, tutti insieme, nelle lingue più disparate, in slavo, che sembra difficilissimo da imparare, ma invece è molto dolce. La sera lo stesso. Il popolo cristiano è davvero immenso. Giovedì 2 agosto 2001 Si sale sul Podbordo, la montagna sulla quale è apparsa la Madonna per la prima volta. Recitando il Rosario l'erta diventa più facile. Una volta su ci raccogliamo in preghiera di fronte al Crocifisso. Alle 9.00 siamo accolti dalla comunità del Cenacolo, di Suor Elvira, dove vivono ex tossicodipendenti. La Madonna appare alle 9.30 ad una delle veggenti, mentre tutto il popolo accorso prega e canta. Alle 10.00 siamo al Santuario dove testimonia padre Jozo. Sono sereno come se la vita non mi pesasse più. E' certo! Senza responsabilità! A casa, intanto Lorenzo ha compiuto il suo primo anno di vita. Lo immagino ballare sulle note della canzone:"Io e la mia signorina stiamo bene insieme." Ho stretto amicizia con molte persone: Lello, Paolo, un amico d'infanzia, Pino, Cinzia, Roberta, Leonardo. Domani è un giorno importante. Voglio andare a trovare i bambini dell'orfanotrofio, Diecie selo. Sento di essere venuto qui anche per questo. Aiutami Dio ed aiuterò un figlio della guerra. Sono a letto. Maria, grazie per questo giorno. Venerdì 3 agosto 2001 Le persone che ho incontrato partecipano di una piccola comunità. Ci si comincia a voler bene. Ci alziamo molto presto. Alle 6.00 iniziamo la via Crucis. Che pianto! Gesù sale verso il Calvario. Ma ci penso mai! Quante volte l'ho offeso! Quante volte l'ho ripudiato! Comincio a capire qualcosa. Quanto mi ama! Sulla vetta, davanti al Crocifisso porto tutte le persone più care. Salgono in preghiera anche malati, mamme con bimbi piccolissimi. La preghiera si confonde in Francese, Inglese, Italiano. Alle dieci e trenta siamo al Santuario per le testimonianze. Poi il pranzo. Nel primo pomeriggio vado a piedi con Cinzia a Diecje selo. Qui incontro Mario, operatore del centro. I bambini sono in vacanza. Tante piccole case in pietra, ben rifinite nell'interno, dove i bambini vivono insieme ed un asilo. Mario lavora qui. E' un uomo di 34 anni, non sposato, con un nipote a carico. E' di una semplicità e dolcezza uniche. Mi sento subito fratello. Qui ormai si parla solo della Madonna. Poi andiamo alla comunità di Suor Elvira, dove la stessa dice poche intense parole: "Chiudetevi in camera e pregate." Di nuovo al Santuario tra preghiere, canti e Messa. Il Rosario. Che potenza è il Rosario! Ormai la Madonna mi vuole! Ogni giorno sono più vicino a Lei. Capisco che tutte le mie passioni, lo sport, la medicina, le lingue, la poesia, la letteratura sono secondi a Lei ed all'amore per Dio. Prega allora! Prega e basta! A sera operiamo il digiuno perchè è venerdì e subito siamo al Podbordo, dove la Madonna apparirà ad Ivan. Arriviamo su che c'è una folla immensa venuta da ogni dove. Sembra di stare a Fatima. Qualcosa mi infastidisce. Io non voglio vederla, non voglio scattare foto. Appare e lascia un messaggio. Il cielo è stranamente immobile, mentre una luna luminosissima sparge la sua luce su tutta la zona circostante. Laggiù, in fondo, si vede, piccolo, il Santuario. Io non L'ho sentita, ma Le voglio più bene, sempre di più. Attraverso gli altri mi insegna, la preghiera ed il suo amore. Prima di scendere tutti, data la folla, restiamo fermi a stretto contatto di gomito. Sabato 4 agosto 2001 La mattina sto con Lello, poi accompagno Cinzia presso l'infermeria. Ha un occhio molto gonfio. Mi racconta meglio di sè. Cinzia è molto generosa. Ha tante qualità. Alle 11.00 ascoltiamo le parole di Vicka che ci invita alla preghiera verso la Madonna che ci ama. Comincio ad affidarmici sempre più come un bimbo che ha bisogno della propria mamma. Cinzia mi suggerisce di consacrarmi al Cuore Immacolato di Maria. Alle 13.30 si parte per andare in un paesino a quaranta chilometri da Medjugorje dove c'è una chiesa nella quale parlerà padre Jozo. La catechesi è lunga, ma importante. Che prete stupendo! La preghiera a Maria. Questo è il lavoro quotidiano. Alle 17.00 siamo al Santuario per il Rosario e la Messa. Mi sento me stesso, senza problemi. Esisto, prego ed amo. A sera c'è uno spettacolo dei ragazzi ex tossicodipendenti di suor Elvira. Mi fermo a pregare davanti alla statua della Madonna posta dinanzi al Santuario e per la prima volta La sento. In pensione incontro padre Urbano, un frate di Cassino che si occupa di bambini brasiliani ed insieme concordiamo di adottare una bambina a distanza. Non ho sonno. Domani è l'ultimo giorno qui a Medjugorje. Domenica 5 agosto 2001 Oggi la Vergine ha detto è il suo compleanno. Mi sveglio presto e vado a recitare il Rosario davanti alla Madonna. Poi faccio colazione. Alle 8.00 ascolto la Messa in croato, in mezzo ai croati. Che infinita dolcezza questa lingua! In qualche modo so che la imparerò. Alle 9.30 siamo di fronte alla tomba di padre Slasko. Preghiamo insieme. Di fronte ci sono il Krizevac ed il Podbordo. Alle 10.00 siamo a Messa. Quella degli italiani. Il padiglione è pieno. La gente segue anche dall'esterno. La Messa è molto sentita e partecipata. A pranzo si ride un pò tra le battute di Manuel, un simpatico ragazzo di Roma. Alle 15.00 si riparte e si va da suor Josepha, una dolcissima madre per tanti bambini abbandonati, orfani. Bimbi offesi nell'animo e spenti negli occhi. Ci avviciniamo. Stanno mangiando il cocomero all'aperto. Tanti vogliono parlare. Mi sento male, non posso fare nulla. Poi penso che il Signore darà loro degli angeli custodi. Alle 17.00 andiamo al Santuario che pian piano si riempie per il Rosario, la Messa e l'Adorazione. Che festa!! Alle 22.00 saliamo sul Podbordo per il Rosario. Sono stanco, ma alla fine trovo una gran forza. A notte fonda, in camera da letto, parlo con Luciano, il seminarista dell'Aquila, il quale mi spiega la sua vocazione avvenuta da piccolo in chiesa. Durante una Messa urlò di voler diventare prete. La sua devozione alla Madonna è grande. Alle 3.30 del mattino mi addormento. Lunedì 6 agosto 2001 Alle 5.00 siamo già in piedi. Dopo una breve colazione si riparte attraverso le montagne brulle e pietrose della Jugoslavia. Il passaggio è tortuoso ed accidentale, lo stesso dell'andata. In una breve sosta Aurora, una infermiera di Pescara, mi parla della sua felicità esteriore e della tristezza e solitudine del suo cuore. "La mia vita è degli altri". "E' così per tutti, cara Aurora." Le rispondo guardandola in quegli occhi ancora giovani. Dopo 4 ore vediamo di nuovo Spalato ed il mare da quest'altra parte dell'Adriatico. Ho nostalgia dell'Italia, ma confesso che non è facile partire. Le operazioni di imbarco sono lunghe ed il caldo si fa sentire. Allora noi, per primi, tra i tanti italiani di ritorno, intoniamo dei canti regionali e quelli religiosi. Sembra ancora una festa. Poco dopo le 10.00 la nave, Palladio, salpa diretta verso Ancona. A bordo si dice la Messa sotto coperta. La Madonna è sempre con noi. Poi saliamo sul ponte. La nave costeggerà per un lungo tratto la costa slava fino a Zara e poi si inoltrerà nel mare aperto. Le isole si susseguono sul lato destro della nave. Il vento spira forte. Non so quanti nodi toccherà la nave, ma tiene una buona andatura. Si parla a gruppetti sparsi. Tutti abbiamo nel cuore il ricordo di qualcosa di miracoloso. E' impossibile non aver sentito la grazia della Madre Celeste. Pian piano un gruppetto di giovani con chitarra alla mano, riprende i canti e tutti ci accodiamo per le danze. Una donna piemontese anziana, ma molto energica, animatrice di un gruppo, ci invita a recitare il Rosario sulla poppa. Dopo molte ore di mare aperto si nota dagli oblò il promontorio del Conero. Ancora tra il caldo eccezionale aspettiamo le operazioni di sbarco che avvengono molto lentamente. Ora siamo sul pullman che ci riporta a casa. Non sono particolarmente in spirito. Ritrovo l'Italia piena di verde e di dolci colline, perennemente fiancheggiata dal mare. Qualcuno dice, a ragione, che è il giardino d'Europa. Padre Angelo, la nostra guida religiosa, scende a Grottammare. Ci lascia con la sua grande tenerezza. Durante il viaggio è stato un padre giocoso ed attento con tutti. Qualcuno commenta per microfono le sensazioni ricevute. Pescara. Siamo ai saluti ed agli abbracci. Con tanti si è creato un legame profondo. Tornerò a Medjugorje tante volte e consacrerò la mia vita e quella della mia famiglia al Cuore Immacolato di Maria. Sandro Angelo Ruffini ...una settimana a Medjugorje? Troppi giorni e non volevo partire perchè temevo di annoiarmi...ma alla fine accettai per accontentare i miei genitori che ci tenevano particolarmente. Ero anche molto scettica sulla presenza di così tanti ragazzi e quando mio padre me ne parlava, rispondevo sempre: "Vedremo!!" Ok: mi sono sbagliata...è stata davvero una bellissima esperienza...dopotutto sono talmente abituata a vedere nella mia città un numero sempre più consistente di ragazzi i quali, soprattutto dopo la cresima, abbandonano la religione e la Chiesa...che guardare quella moltitudine di giovani, riuniti intorno al santuario a pregare, cantare, ballare... ragazzi che finalmente condividevano le mie stesse idee in questo campo...è stato davvero molto confortante ed entusiasmante! Non sono solo io a pensare questo, ma anche i miei amici che, come me, hanno condiviso questa "particolare vacanza"! Rossella La pace, l’amore, la musica che rapisce l’anima, l’entusiasmo dei giovani mi hanno fatto pregustare le gioie del paradiso Grazia Sinceramente, non volevo andare. Mi sentivo quasi forzata.
Il programma mi era sembrato noioso e stancante: in questo modo credevano
forse di riavvicinarmi alla religione, a cui da piccola
ero stata forsennatamente attaccata e da cui mi ero allontanata da un po’ di
tempo, chissà da quanto, ma, sai, se ti avvicini ad una meta a piccoli passi
non ti accorgi che, riunendoli assieme, tutti questi piccoli passi, diventano
un unico grande distruttivo passo? Ne dubitavo; del resto, però, tentar non
nuoce -se qualcuno è riuscito a convincere generazioni intere della
veridicità di questa affermazione, trasformandola addirittura in un proverbio,
bè, forse è meglio, talvolta, ascoltarlo e aderire al suo esempio. Quindi,
primo giorno, Spalato e poi Medjugorje: scettica. Alla disperata ricerca di qualcosa che sfuggiva al mio controllo, alla mia razionalità, che mi trascendeva e mi parlava, senza voce, eppure mi parlava, era sempre presente, come un’ombra, più che come un’effettiva persona in carne ed ossa, che cosa c’entra? Anche un’ombra è una persona, può essere sempre presente, più di una persona in carne ed ossa… soffrivo perché mi pareva di barcollare in un labirinto di buio, cieca, e di illudermi che aveva un senso quel mio vacillare, quel mio cercare, quel mio inseguire il baluginare lontano di una luce familiare… avevo paura di sciupar tempo, di non farcela, non saprei spiegare esattamente cosa intendo, provavo timore e basta: non ti è mai capitato di leggere un libro bellissimo, unico, di cui hai imparato a memoria il contenuto per il terrore disumano di disperdere, di dimenticare pure una sola frase che, per la tua vita, potrebbe essere decisiva? Ecco, all’incirca io mi trovavo nella stessa situazione metaforica. Poi, l’incontro con un semplice sacerdote che, nonostante avessi tentato di mettere in crisi per valutare la sua convinzione e di conseguenza misurare la mia, calmò gli istinti negativi che ribollivano nelle mie mani nervose che si congiungevano e si riaprivano e si ricongiungevano: che potere può avere la fede semplice di un uomo che, benché a te sconosciuto, ti è vicino più di altri per il fatto di credere in ciò in cui credi tu, tu che ancora non sei consapevole di credere… E quella gioia, quella serenità chiusa nel pugno di ragazzi dai mille volti, dalle mille identità, da un'unica anima ardente tesa a cantare e a pregare… Tutto comincia ad apparire meno complicato; le paranoie iniziano a dissolversi; i pensieri che nascono con lo scopo di guerreggiare tra di loro per uccidere la mente che li ha concepiti s’addormentano; una sensazione di benessere, dolcissima, aleggia intorno allo sguardo, finché non lo schiude in un sorriso infinito… Parole, che si potrebbero chiamare fatti data la loro consistenza di vita, pronunciate, no, non rende bene l’idea questo verbo, le parole gridate nella loro sommessità e che riecheggiavano vibranti di commozione, incarnate da ragazzi ex tossicodipendenti, come una seconda pelle: non è la materialità che dona la gioia, quella vera, ognuno di loro ha potuto sperimentarlo, molti erano figli di gente facoltosa che, per sopperire alla mancanza d’affetto, li ricopriva di soldi, soldi e ancora soldi: ingenui e abbandonati a sè stessi, cosa potevano fare, se non seguire il comportamento artificiale dei loro “amici”?- si possono definire “amici” individui che, solo se quel giorno hai denaro in tasca più di qualcun altro, ti lusingano e ti ammirano e ti accompagnerebbero in capo al mondo? – Le prime estasi, i primi paradisi alla Baudlaire, finché la situazione non si capovolse, la medaglia mostrò anche l’altra faccia infernale, non si poteva più fare affidamento sui propri freni, sulla propria responsabilità. O la strada o la comunità. Il conosciuto sapore sanguinoso della prima opportunità spinse a tentare la seconda. Ove l’amore di Dio ti rivitalizza, ti fa capire quanto la tua identità sia importante, non importa se oggi hai centomila lire e domani invece cinque lire, tu conti, nel suo piano di vita, di riedificazione del genere umano, nei suoi disegni sublimi e incomprensibili, di bene, sì, proprio tu, che ora sei simile ad un giocattolo rotto in mano ad estranei che potrebbero devastarti maggiormente e che, contrariamente alle tue aspettative di animale ferito e sulle difensive – strano, non ti era mai successo in passato con i tuoi grandi “amici”, no? – ti stanno accanto, ti curano, ti amano, ti insegnano il vero, reale, concreto significato dell’amore di Dio nel lavoro, nei piccoli gesti quotidiani, nella preghiera: ti domandi se sussista una altrettanto concreta ragione per cui continuare ad oziare nei tuoi complessi di inferiorità: ovvio, sei un punto, ma senza di te, minuscolo punto, irrisoria virgola, una frase potrebbe perdere il suo senso. Non rimane nient’altro: soltanto un grazie Dio. C. Ave Maria! |