Libri scritti da Arrigo Muscio Lettera di un bambino
abortito alla madre La catechesi di satana
durante un recente caso di esorcismo |
IL SORRISO DI DIO Quest’anno era il terzo che tornavo a Medjugorje in occasione del festival dei giovani e l’ho apprezzato più di tutte le altre volte… forse perché il ritmo frenetico che accompagna di solito le prime visite in qualsiasi luogo mancava poiché non più necessario e quindi ho avuto la possibilità e il tempo per soffermarmi maggiormente a meditare, a pregare, a gustare ciò che l’anno scorso e quello precedente potevo solo assaporare di sfuggita. E stavolta ho ascoltato e interiorizzato come mai prima ogni evento ed ogni Messa ed ogni testimonianza non soltanto con l’udito bensì con il cuore. Una dote unica che appartiene a Medjugorje e che non ho mai trovato in nessun altro posto è quella di insegnarti che cos’è il cuore e ad usarlo. Il cuore cristiano che dona Dio ad ognuno di noi è la sorgente della serenità e della bontà e dell’amore verso di noi e di conseguenza nei confronti del prossimo. Il nostro problema è che, sommersi quali siamo dalle incertezze e dalla fretta, sappiamo di avere un tesoro ma non abbiamo la pazienza di imparare a conoscerlo e a sfruttarne le potenzialità immense. Spesso preferiamo brancolare come cani randagi abbandonati alle loro ormai stremate forze senza riuscire per debolezza ad avanzare oltre la nostra ombra e a superare il varco buio che immette nella luce. A Medjugorje, durante la stupenda Messa serale o attraverso la semplicità delle persone che partecipavano con me e attorno a me all’adorazione di Gesù o nelle parole e nell’entusiasmo e nella generosità d’animo di suor Elvira o davanti al crocifisso dietro la chiesa, nell’ora crepuscolare, mentre tutta raccolta recitavo il Rosario, ho avuto una illuminazione dentro di me che mi ha rischiarata ed ha sanato le piccole piaghe che, talvolta, se toccate, sanguinavano e mi facevano soffrire. Sono tornata a casa piena del sapore dell’amore di Dio e di pace e di gratitudine per avermi dato l’opportunità di comprendere e sperimentare la bellezza del dare sempre e dell’aiutare sempre gli altri per Lui e della preghiera silenziosa e concentrata che vale più di qualunque nirvana e che ti supporta nei momenti di disagio o di smarrimento di te stesso nel turbine non piacevole dell’esistenza. Sono trascorsi quasi due mesi dal mio ritorno da Medjugorje nella mia quotidianità e io mi sento cambiata: magari nessuno se ne sarà accorto (ne dubito!), in quanto è un passo enorme e a lungo termine proiettare dalla sfera interiore a quella esteriore ciò che si è appreso, ma io mi sento veramente cambiata in tanti aspetti. Sono diventata più sicura di me, meno ansiosa, meno preoccupata..… percepisco un’inferiore solitudine dell’anima e ho la forte sensazione di avere impresso, da allora, in fondo al mio sguardo, nella sua cavità più profonda e imperscrutabile, il sorriso di Dio di cui parlava suor Elvira, quel sorriso d’amore e di amicizia e di donazione cristiana agli altri che vince la nostra voglia capricciosa che decide se e quando e come manifestarlo, a seconda dei suoi umori, dominata invece dalla nostra Volontà, per la quale esiste solo un sempre, un’eternità, a prescindere da qualsiasi cosa terrena possa capitare. Ho capito che se chiedi pregando, ottieni una risposta tendendo l'orecchio della coscienza. Ho sbaragliato il grande terrore di ognuno di noi, il nostro più grande nemico, quello di rimanere derelitti, quello di tornare a casa la sera e di non essere aspettati da nessuno, quello di non sentirsi utili e fondamentali e importanti per alcuno, quello di non poter condividere le gioie con nessuno vicino affettivamente. A Medjugorje ho conosciuto la più interminabile compagnia che non potrebbe mai abbandonarmi, quella di Dio, e nella quale posso sperimentare la più ineffabile beatitudine. Io sono riconoscente per tutte queste elargizioni gratuite e disinteressate che ho ricevuto… spero di non fartene pentire, Signore! Ringrazio chiunque sia stato Tuo strumento affinché mi avvicinassi a tal punto a Te. C. M.
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