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IL RIPOSO NELLO SPIRITO: NON E’ UN CARISMA!

 

E' stato pubblicato sul "Segno del Soprannaturale" N. 105, pag. 19

 

A conferma di quanto sostenuto riguardo alle “cadute nel risposo dello spirito” si consiglia l’attento ascolto della testimonianza della persona posseduta contenuta nella videocassetta di “demonologia”.

 

Da qualche tempo si sta affermando, secondo certe voci, un “nuovo carisma”: il riposo nello Spirito. Durante alcune celebrazioni presiedute da appartenenti al Rinnovamento nello Spirito, varie persone cadono in un “sonno” che molti considerano “riposo nello Spirito Santo” o “Riposo nello Spirito Carismatico”; condizione definita dagli interessati come uno stato di pace-riposo mistico o meglio “stato di pace psicologica e quiete interiore - dolce velarsi dei sensi”. E da più parti si considera tale stato come un carisma. Ma, a mio parere, e l’ho anche affermato  nel mio libro “I segni di Dio”, non lo è! Cercherò di spiegarne la ragione.

Innanzitutto non è elencato nei carismi che lo Spirito Santo, per bocca di S. Paolo, annovera tra i doni straordinari “E a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l’utilità comune: a uno viene concesso dallo Spirito il linguaggio della sapienza, ad un altro invece, per mezzo dello stesso Spirito, il linguaggio della scienza; a uno la fede per mezzo dello stesso Spirito; ad un altro il dono di far guarigioni per mezzo dell’unico Spirito; a uno il potere dei miracoli; ad un altro il dono della profezia; ad un altro il dono di distinguere gli spiriti; ad un altro la varietà delle lingue; ad un altro infine l’interpretazione delle lingue...” 1 Cor 12,7 seg.

Pensare che lo Spirito Santo si sia dimenticato di includere anche il “carisma del riposo nello Spirito” è un’eresia in quanto Dio non può dimenticare alcunché. Ritenere che S. Paolo abbia riportato “un’elencazione tipologica” dei carismi a mò d’esempio è un assurdo in quanto lo Spirito Santo ha distribuito nel corso dei secoli tali carismi a numerosi santi o discepoli che li hanno esercitati “per il bene comune”. L’elenco in questione viene poi richiamato dai numerosi documenti del magistero che ho riportato alla fine dell’articolo per comodità del lettore. E tutti i documenti evidenziano l’utilizzo dei carismi per il bene comune al fine dell’evangelizzazione e dell’edificazione della Chiesa. Chi dorme serve solo a se stesso! Non possiamo infatti dimenticare le parole di Gesù: “Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione” (Mt 26,41) - “Vegliate dunque, perchè non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà”. (Mt 24,42). Gesù non ha quindi invitato a “riposarsi nello Spirito”!

Nella Sacra Scrittura non vi è alcun accenno a tale carisma che non dev’essere confuso con la pace interiore e la serenità che si provano mentre si prega o quando si è fatti oggetto di preghiere di guarigione e/o di liberazione. In tali casi, infatti, è chiaro l’intervento divino. Non dev’essere inoltre confuso con gli interventi eccezionali compiuti da Dio in certi casi: es. Gen. 2,21 - 1 Sam. 26,12 e neppure con le visioni mistiche di cui sono intrise la Sacra Scrittura e la cronaca delle apparizioni mariane. La Bibbia riporta invece un episodio assai emblematico: la liberazione del fanciullo posseduto “...E il fanciullo diventò come morto, sicchè molti dicevano: “E’ morto!”. Ma Gesù, presolo per mano, lo sollevò ed egli si alzò in piedi” (Marco 9,25 seg.). In numerosi esorcismi, diversi posseduti cadevano a terra e parevano “morti”. Soltanto che, apostrofati nel nome del Signore e spruzzati con acqua benedetta, si “riprendevano” dal “riposo nello spirito di satana”.

Purtroppo certe “cadute nel riposo dello Spirito” avvengono durante alcune celebrazioni del Rinnovamento od in altre similari in cui non si utilizzano più né l’acqua benedetta, né l’olio benedetto; nè le preghiere di guarigione di P. Tardif o di Padre Betancourt, né i salmi di guarigione-protezione-liberazione (es. Sal. 91-18-57-56-27 ecc.), né le preghiere di liberazione che accompagnano e valorizzano l’imposizione delle mani. Di conseguenza tali celebrazioni hanno del Rinnovamento solo il nome! Non le opere! Infatti, tolti i canti, non resta più nulla!

Per concludere, qualcuno si chiederà come mai, comunque, avviene il fenomeno del “riposo nello Spirito”? A mio parere per quattro ragioni principali:

1) posseduti che cadono a terra davanti alla potenza di Dio;

2) persone facilmente suggestionabili;

3) personalità isteriche o protagoniste;

4) individui, strumenti delle tenebre, che hanno tutto l’interesse, fingendo un “riposo nello Spirito”, a creare confusione e sminuire l’impatto psicologico, negativo per il demonio, che deriva a molti dall’osservare i posseduti che cadono davanti all’Onnipotenza del Signore[1]. Come possano i demoni incarnati accostarsi ai Sacramenti l’ho trattato nel mio libro “Luce e tenebre”, a cui rimando il lettore.

 

Dal Catechismo della Chiesa Cattolica:

2003 La grazia è innanzitutto e principalmente il dono dello Spirito che ci giustifica e ci santifica. Ma la grazia comprende anche i doni che lo Spirito ci concede per associarci alla sua opera, per renderci capaci di cooperare alla salvezza degli altri e alla crescita del Corpo di Cristo, la Chiesa. Sono le grazie sacramentali, doni propri ai diversi sacramenti. Sono inoltre le grazie speciali chiamate anche « carismi » con il termine greco usato da san Paolo, che significa favore, dono gratuito, beneficio [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 12]. Qualunque sia la loro natura a volte straordinaria, come il dono dei miracoli o delle lingue, i carismi sono ordinati alla grazia santificante e hanno come fine il bene comune della Chiesa. Sono al servizio della carità che edifica la Chiesa [Cf 1Cor 12 ].

 

799 Straordinari o semplici e umili, i carismi sono grazie dello Spirito Santo che, direttamente o indirettamente, hanno un'utilità ecclesiale, ordinati come sono all'edificazione della Chiesa, al bene degli uomini e alle necessità del mondo.

 

 800 I carismi devono essere accolti con riconoscenza non soltanto da chi li riceve, ma anche da tutti i membri della Chiesa. Infatti sono una meravigliosa ricchezza di grazia per la vitalità apostolica e per la santità di tutto il Corpo di Cristo, purché si tratti di doni che provengono veramente dallo Spirito Santo e siano esercitati in modo pienamente conforme agli autentici impulsi dello stesso Spirito, cioè secondo la carità, vera misura dei carismi [Cf 1Cor 13 ].

 

951 La comunione dei carismi. Nella comunione della Chiesa, lo Spirito Santo «dispensa pure tra i fedeli di ogni ordine grazie speciali» per l'edificazione della Chiesa [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 12]. Ora «a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l'utilità comune» ( 1Cor 12,7 ).

 

Dal Concilio Vaticano II:

12 Inoltre lo Spirito Santo non si limita a santificare e a guidare il popolo di Dio per mezzo dei sacramenti e dei ministeri, e ad adornarlo di virtù, ma « distribuendo a ciascuno i propri doni come piace a lui » (1 Cor 12,11), dispensa pure tra i fedeli di ogni ordine grazie speciali, con le quali li rende adatti e pronti ad assumersi vari incarichi e uffici utili al rinnovamento e alla maggiore espansione della Chiesa secondo quelle parole: « A ciascuno la manifestazione dello Spirito è data perché torni a comune vantaggio » (1 Cor 12,7). E questi carismi, dai più straordinari a quelli più semplici e più largamente diffusi, siccome sono soprattutto adatti alle necessità della Chiesa e destinati a rispondervi, vanno accolti con gratitudine e consolazione. Non bisogna però chiedere imprudentemente i doni straordinari, né sperare da essi con presunzione i frutti del lavoro apostolico. Il giudizio sulla loro genuinità e sul loro uso ordinato appartiene a coloro che detengono l'autorità nella Chiesa; ad essi spetta soprattutto di non estinguere lo Spirito, ma di esaminare tutto e ritenere ciò che è buono (cfr. 1 Ts 5,12 e 19-21).

LG 12

 

“Anzi ognuno deve fattivamente prepararsi all'apostolato, cosa che urge maggiormente nell'età adulta. Infatti con il progredire dell'età, l'animo si apre meglio in modo che ciascuno può scoprire più accuratamente i talenti con cui Dio ha arricchito la sua anima, ed esercitare con maggiore efficacia quei carismi che gli sono stati concessi dallo Spirito Santo, a bene dei suoi fratelli”.

AA 30

 

“28. I cristiani, avendo carismi differenti (cfr Rm 12,6), devono collaborare alla causa del Vangelo, ciascuno secondo le sue possibilità, i suoi mezzi, il suo carisma e il suo ministero (cfr. 1 Cor 3,10). Tutti dunque, coloro che seminano e coloro che mietono (cfr. Gv 4,37), coloro che piantano e coloro che irrigano, devono formare una cosa sola (cfr. 1 Cor 3,8), affinché « tendendo tutti in maniera libera e ordinata allo stesso scopo»  indirizzino in piena unanimità le loro forze all'edificazione della Chiesa. Per tale ragione il lavoro dei messaggeri del Vangelo e l'aiuto degli altri cristiani vanno regolati e collegati in modo che « tutto avvenga in perfetto ordine » (cfr. 1 Cor 14,40) in tutti i settori dell'attività e della cooperazione missionaria.”

AG 28

 

“Anzi, in forza del precetto della carità, che è il più grande comando del Signore, ogni cristiano è sollecitato a procurare la gloria di Dio con l'avvento del suo regno e la vita eterna a tutti gli uomini: perché conoscano l'unico vero Dio e colui che egli ha mandato, Gesù Cristo (cfr. Gv 17,3). A tutti i cristiani quindi è imposto il nobile impegno di lavorare affinché il divino messaggio della salvezza sia conosciuto e accettato da tutti gli uomini, su tutta la terra. Per l'esercizio di tale apostolato lo Spirito Santo che già santifica il popolo di Dio per mezzo del ministero e dei sacramenti, elargisce ai fedeli anche dei doni particolari (1 Cor 12,7) «distribuendoli a ciascuno come vuole» (1 Cor 12,11), affinché mettendo « ciascuno a servizio degli altri il suo dono al fine per cui l'ha ricevuto, contribuiscano anch'essi come buoni dispensatori delle diverse grazie ricevute da Dio» (1 Pt 4,10) alla edificazione di tutto il corpo nella carità (cfr. Ef 4,16). Dall'aver ricevuto questi carismi, anche i più semplici, sorge per ogni credente il diritto e il dovere di esercitarli per il bene degli uomini e a edificazione della Chiesa, sia nella Chiesa stessa che nel mondo con la libertà dello Spirito, il quale « spira dove vuole » (Gv 3,8) e al tempo stesso nella comunione con i fratelli in Cristo, soprattutto con i propri pastori essi hanno il compito di giudicare sulla loro genuinità e uso ordinato, non certo per estinguere lo Spirito ma per esaminare tutto e ritenere ciò che è buono (cfr. 1 Tes 5,12,19,21)”.

AA 3

 

“I sacri pastori, infatti, sanno benissimo quanto i laici contribuiscano al bene di tutta la Chiesa. Sanno di non essere stati istituiti da Cristo per assumersi da soli tutto il peso della missione salvifica della Chiesa verso il mondo, ma che il loro eccelso ufficio consiste nel comprendere la loro missione di pastori nei confronti dei fedeli e nel riconoscere i ministeri e i carismi propri a questi, in maniera tale che tutti concordemente cooperino, nella loro misura, al bene comune”.

LG 30

 

 

 

 



[1]Consiglio la lettura delle pagine autobiografiche di Clotilde Bersone “L’eletta del dragone” - ed. Segno, in cui la protagonista scopre che infinitamente più forte e potente di satana è Dio, a cui il demonio deve obbedienza.