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L'obbedienza a Dio

 

"Perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre".

Mt. 12,50

 

"Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama non osserva le mie parole; la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato".

Gv 14,23

 

"…Ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre e faccio quello che il Padre mi ha comandato. Alzatevi, andiamo via di qui".

Gv. 14,31

 

"Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore".

Gv. 15,10

 

"Rispose allora Pietro insieme agli apostoli: - Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini -".

At. 5,29

 

 

Tutta la Sacra Scrittura, di cui ho riportato alcune frasi in premessa, è un invito all'obbedienza a Dio e alla Sua eterna Parola. Gesù stesso ha incarnato, durante la sua vita terrena, questa esemplare e fiduciosa obbedienza al Padre, fino alla morte di croce. Nonostante uno "status quo" avverso, il Signore ha continuato imperterrito a predicare quanto il Padre gli aveva comandato di fare. Non si è arreso agli inviti del mondo, da qualunque parte gli pervenissero (comprese le gerarchie sacerdotali), ma ha compiuto la sua missione fino alla morte in Croce.

Ciò costituisce naturalmente un invito per tutti i discepoli a predicare quanto il Signore ha raccomandato "…Andate dunque ed ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato…" (Mt. 28,19 seg.), senza cedere alle pressioni del mondo che "… giace sotto il potere del maligno" (1 Gv. 5,19).

Ma sul concetto di obbedienza a Dio esistono, purtroppo, molti equivoci, alimentati ad arte. Capita ad esempio frequentemente di udire persone che si professano cristiane, ma che non si recano in chiesa oppure non pregano in quanto si dichiarano in disaccordo con i sacerdoti e manifestano quindi l'intenzione di vivere al di fuori della Chiesa. In tal caso non è possibile dichiararsi cristiani (cioè discepoli di Cristo) dato che si disobbedisce alla Parola del Signore. La Chiesa è stata istituita direttamente da Gesù Cristo che ne è sempre il capo (Ef. 5,23) il quale l'ha voluta affidare a Pietro ed ai suoi successori in attesa della Sua venuta. Sulla Croce Gesù ci ha donato, mediante lo squarcio nel costato provocato dalla lancia di Longino, i Sacramenti (immensi doni di salvezza) che riceviamo mediante la Chiesa "la quale è il suo corpo" (Ef. 1,23).

E' quindi, necessario, se si vuole obbedire a Dio, osservare quanto Gesù ha raccomandato di fare.  Che i discepoli vivano all'interno del popolo di Dio (cioè della Chiesa) osservando i suoi comandamenti ("Veritatis splendor" - Giovanni Paolo II) è il principale desiderio del Signore che ha affermato "Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato. E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno, imporranno le mani ai malati e questi guariranno" (Mc. 16,16).

Il comportamento comunque che il cristiano deve avere nella Chiesa non deve consistere in una succube sottomissione alle eventuali eresie che possono serpeggiare anche all'interno della stessa (come c'insegna la parabola della zizzania). Il cristiano deve invece denunciarle con coraggio in quanto contraddittorie con l'eterna Parola di Dio, ben sapendo che lo Spirito Santo ammonisce "In realtà, però, non ce n'è un altro; solo che vi sono alcuni che vi turbano e vogliono sovvertire il vangelo di Cristo. Orbene, se anche noi stessi o un angelo dal cielo vi predicasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo predicato, sia anàtema! L'abbiamo già detto e ora lo ripeto: se qualcuno vi predica un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anàtema! Infatti, è forse il favore degli uomini che intendo guadagnarmi, o non piuttosto quello di Dio? Oppure cerco di piacere agli uomini? Se ancora io piacessi agli uomini, non sarei più servitore di Cristo!" (Gal. 1,7 seg.). Lo stesso S. Paolo non ha infatti esitato a correggere papa Pietro quando ha ritenuto che quest'ultimo avesse disatteso la Parola del Signore "Ma quando Cefa venne ad Antiochia, mi opposi a lui a viso aperto perché evidentemente aveva torto. Infatti, prima che giungessero alcuni da parte di Giacomo, egli prendeva cibo insieme ai pagani; ma dopo la loro venuta, cominciò a evitarli e a tenersi in disparte, per timore dei circoncisi. E anche gli altri Giudei lo imitarono nella simulazione, al punto che anche Barnaba si lasciò attirare nella loro ipocrisia. Ora quando vidi che non si comportavano rettamente secondo la verità del vangelo, dissi a Cefa in presenza di tutti: - Se tu, che sei Giudeo, vivi come i pagani e non alla maniera dei Giudei, come puoi costringere i pagani a vivere alla maniera dei Giudei?" (Gal. 2,11 seg.).

All'interno del popolo di Dio il vero discepolo di  Cristo deve essere anche un testimone (sicuramente scomodo per molti servitori del diavolo!) degli insegnamenti di Dio che deve proclamare nella loro integralità. Ad esempio non deve temere, pur scontrandosi con l'incredulità di molti cosiddetti credenti, di predicare l'esistenza dell'inferno, del purgatorio e del Paradiso o la necessità di utilizzare le preghiere di guarigione e di liberazione (Mc. 16,16 seg.) ben sapendo che questa è la volontà del Signore.

Estraniarsi dalla Chiesa per seguire una via personalizzata è invece un abbandono, ispirato dal demonio, del sacerdozio comune dei fedeli il quale, in virtù dell'ufficio sacerdotale - profetico - regale di Cristo[1], impegna tutti i discepoli a predicare l'eterna Parola di Dio ed a combattere le eresie, soprattutto se serpeggiano all'interno del popolo di Dio.

 

 

 



[1] Per un approfondimento del sacerdozio comune consiglio di leggere l'enciclica "Christefideles laici" di Giovanni Paolo II