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IL DIGIUNO

 

[5]E` forse come questo il digiuno che bramo, il giorno in cui l'uomo si mortifica? Piegare come un giunco il proprio capo, usare sacco e cenere per letto, forse questo vorresti chiamare digiuno e giorno gradito al Signore?

[6]Non è piuttosto questo il digiuno che voglio: sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo?

[7]Non consiste forse nel dividere il pane con l'affamato, nell'introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo, senza distogliere gli occhi da quelli della tua carne?

[8]Allora la tua luce sorgerà come l'aurora, la tua ferita si rimarginerà presto. Davanti a te camminerà la tua giustizia, la gloria del Signore ti seguirà.

[9]Allora lo invocherai e il Signore ti risponderà; implorerai aiuto ed egli dirà: <<Eccomi!>>. Se toglierai di mezzo a te l'oppressione, il puntare il dito e il parlare empio,

[10]se offrirai il pane all'affamato, se sazierai chi è digiuno, allora brillerà fra le tenebre la tua luce, la tua tenebra sarà come il meriggio.

[11]Ti guiderà sempre il Signore, ti sazierà in terreni aridi, rinvigorirà le tue ossa; sarai come un giardino irrigato e come una sorgente le cui acque non inaridiscono.

[12]La tua gente riedificherà le antiche rovine, ricostruirai le fondamenta di epoche lontane. Ti chiameranno riparatore di brecce, restauratore di case in rovina per abitarvi.

[13]Se tratterrai il piede dal violare il sabato, dallo sbrigare affari nel giorno a me sacro, se chiamerai il sabato delizia e venerando il giorno sacro al Signore, se lo onorerai evitando di metterti in cammino, di sbrigare affari e di contrattare,

[14]allora troverai la delizia nel Signore. Io ti farò calcare le alture della terra, ti farò gustare l'eredità di Giacobbe tuo padre, poiché la bocca del Signore ha parlato".

Is. 58,5 seg.

 

Secondo Padre Mitrophan[1] "Oltre alla preghiera e a tutto ciò che costituisce la vita spirituale, gli antichi Padri attribuiscono una particolare importanza al digiuno. Digiunare non significa astenersi dal mangiare la carne, ma è in primo luogo la rinuncia a cattivi pensieri, desideri e azioni. Il digiuno fisico è tuttavia un ausilio indispensabile per combattere con successo contro le passioni, soprattutto contro l'orgoglio, radice di tutti i mali. Il corpo, che insieme all'anima partecipa al peccato, deve ugualmente partecipare con essa alla virtù…Il digiuno, come ogni altra virtù non salva; tutte le virtù portano solo alla devozione (umiltà) nella quale l'uomo arriva a riconoscere che l'unica salvezza è in Dio e nella sua misericordia".

Che cosa ispira all'uomo il demonio per contrastare il digiuno? Il consumismo: cioè la schiavitù ai bisogni immaginari! Quindi la progressiva mancanza di capacità alla rinuncia, che non va intesa come rinuncia alla scienza ed al suo positivo utilizzo (diversamente vivremmo ancora nelle caverne), bensì come rinuncia ai capricci propinatici come indispensabili, ma che in realtà si rivelano sempre più illusori, ipnotici e devianti dalla ricerca di Dio; ricerca che è fondamentale per ogni uomo, non solo per arrivare in Paradiso, ma per procurarsi la felicità sulla terra.

Da "Luce e tenebre", pag. 52

 

 

 

 



[1] Rivista Medjugorje, 7, 1991, Tocco Casauria, Pescara