Sia lodato Gesù Cristo
Si spieghi
Santità
In occasione dell’Angelus di
domenica 19/1/2014, in riferimento ai migranti e ai rifugiati, Lei ha detto “ …Vi auguro di vivere in pace nei Paesi che vi
accolgono, custodendo i valori delle
vostre culture di origine….” http://www.youtube.com/watch?v=j538OU-Mgps
.
Non riuscendo bene a comprendere
l’esatto significato di tale augurio relativo alla custodia dei valori delle vostre culture di origine ho
interpellato il vocabolario Treccani on line
http://www.treccani.it/vocabolario/cultura/
dove al punto d) descrive la cultura come …“Complesso delle istituzioni sociali, politiche ed
economiche, delle attività artistiche, delle manifestazioni spirituali e
religiose, che caratterizzano la vita di una determinata società in un dato
momento storico” e al punto 2) “In etnologia, sociologia e antropologia
culturale, l’insieme dei valori, simboli, concezioni, credenze, modelli di
comportamento, e anche delle attività materiali, che caratterizzano il modo di
vita di un gruppo sociale: c. primitive, c. evolute; la c. delle popolazioni indigene dell’Australia; la c. degli Incas.”. A miglior
conferma ho interpellato anche Garzanti linguistica http://www.garzantilinguistica.it/ricerca/?q=cultura%201
che descrive al punto 2 la cultura come “2. il complesso del
sapere letterario, artistico e scientifico proprio di un popolo o di un’epoca”
e al punto 3 come “ 3. (etnol.) l’insieme dei
valori, delle tradizioni e dei costumi che caratterizzano la vita sociale di un
popolo; civiltà: le culture indigene
precolombiane”.
Ciò
premesso non ho potuto esimermi dal meditare le parole dei Suoi predecessori in
relazione ai valori alternativi al Vangelo e alla necessità di evangelizzare ogni creatura (Mc.
16,15 seg.) , pur nel rispetto della libera volontà di
adesione ma ben consci che “...Molti
sono i seduttori che sono apparsi nel mondo, i quali non riconoscono Gesù
venuto nella carne. Ecco il seduttore e l'anticristo! Fate attenzione a voi
stessi, perché non abbiate a perdere quello che avete conseguito, ma possiate
ricevere una ricompensa piena. Chi va oltre e non si attiene alla dottrina del
Cristo, non possiede Dio. Chi si attiene alla dottrina, possiede il Padre e il
Figlio.
Se
qualcuno viene a voi e non porta questo insegnamento, non ricevetelo in casa e
non salutatelo; poiché chi lo saluta partecipa alle sue opere perverse. (2 Gv. 1,7 seg.) “….Un obiettivo non dissimile
cercano di ottenere alcuni per quanto riguarda l’ordinamento della Nuova Legge,
promulgata da Cristo Signore. Persuasi che rarissimamente si trovano uomini
privi di qualsiasi sentimento religioso, sembrano trarne motivo a sperare che i
popoli, per quanto dissenzienti gli uni dagli altri in materia di religione,
pure siano per convenire senza difficoltà nella professione di alcune dottrine,
come su un comune fondamento di vita spirituale. Perciò sono soliti
indire congressi, riunioni, conferenze, con largo intervento di pubblico, ai
quali sono invitati promiscuamente tutti a discutere: infedeli di ogni
gradazione, cristiani, e persino coloro che miseramente apostatarono da Cristo
o che con ostinata pertinacia negano la divinità della sua Persona e della sua
missione. Non possono certo ottenere l’approvazione dei cattolici tali
tentativi fondati sulla falsa teoria che suppone buone e lodevoli tutte le
religioni, in quanto tutte, sebbene in maniera diversa, manifestano e
significano egualmente quel sentimento a tutti congenito per il quale ci
sentiamo portati a Dio e all’ossequente riconoscimento del suo dominio. Orbene,
i seguaci di siffatta teoria, non soltanto sono nell’inganno e nell’errore, ma
ripudiano la vera religione depravandone il concetto e svoltano
passo passo verso il naturalismo e l’ateismo; donde chiaramente
consegue che quanti aderiscono ai fautori di tali teorie e tentativi si
allontanano del tutto dalla religione rivelata da Dio…..” (Pio XI) http://www.vatican.va/holy_father/pius_xi/encyclicals/documents/hf_p-xi_enc_19280106_mortalium-animos_it.html -
“Veniamo ora ad un’altra sorgente trabocchevole dei mali, da cui piangiamo
afflitta presentemente la Chiesa: vogliamo dire l’indifferentismo, ossia quella
perversa opinione che per fraudolenta opera degl’increduli si dilatò in ogni
parte, e secondo la quale si possa in qualunque professione di Fede conseguire
l’eterna salvezza dell’anima se i costumi si conformano alla norma del retto e
dell’onesto. Ma a voi non sarà malagevole cosa allontanare dai popoli affidati
alla vostra cura un errore così pestilenziale intorno ad una cosa chiara ed
evidentissima, senza contrasto. Poiché è affermato dall’Apostolo che esiste
"un solo Iddio, una sola Fede, un solo Battesimo" (Ef 4,5), temano coloro i quali sognano che veleggiando
sotto bandiera di qualunque Religione possa egualmente approdarsi al porto
dell’eterna felicità, e considerino che per testimonianza dello stesso
Salvatore "essi sono contro Cristo, perché non sono con Cristo" (Lc
11,23), e che sventuratamente disperdono solo perché con lui non raccolgono;
quindi "senza dubbio periranno in eterno se non tengono la Fede cattolica,
e questa non conservino intera ed inviolata" [Symbol.
S. Athanasii]. Mirari Vos di Gregorio
XVI http://digilander.iol.it/magistero/g16mirar.htm
- “Risalendo alle origini della chiesa, troviamo chiaramente affermato che
Cristo è l'unico salvatore di tutti colui che solo è in grado di rivelare Dio e
di condurre a Dio. Alle autorità religiose giudaiche che interrogano gli
apostoli in merito alla guarigione dello storpio, da lui operata, Pietro
risponde: "Nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, che voi avete crocifisso e
che Dio ha risuscitato dai morti, costui vi sta innanzi sano e salvo... in
nessun altro c'è salvezza: non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto
il cielo, nel quale sia stabilito che possiamo essere salvati". Questa
affermazione, rivolta al sinedrio, ha un valore universale, poiché per tutti -
giudei e gentili - la salvezza non può venire che da Gesù Cristo.
L'universalità di questa salvezza in Cristo è affermata in tutto il Nuovo
Testamento. San Paolo riconosce in Cristo risorto il Signore: "In realtà -
scrive anche se ci sono cosiddetti dèi sia nel cielo
sia sulla terra, e difatti ci sono molti dèi e molti
signori, per noi c'è un solo Dio, il Padre, dal quale tutto proviene, e noi
siamo per lui; e c'è un solo Signore, Gesù Cristo, in virtù del quale esistono
tutte le cose e noi esistiamo per lui". L'unico Dio e l'unico Signore sono
affermati in contrasto con la moltitudine di "dèi"
e "signori" che il popolo ammetteva. Paolo reagisce contro il
politeismo dell'ambiente religioso del suo tempo e pone in rilievo la
caratteristica della fede cristiana: fede in un solo Dio e in un solo Signore,
inviato da Dio. Nel vangelo di san Giovanni questa universalità salvifica di
Cristo comprende gli aspetti della sua missione di grazia, di verità e di
rivelazione: "Il Verbo è la luce vera, che illumina ogni uomo". E
ancora: "Dio nessuno l'ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è
nel seno del Padre, lui lo ha rivelato". La rivelazione di Dio si fa
definitiva e completa a opera del suo Figlio unigenito: "Dio, che nei
tempi antichi aveva già parlato molte volte e in diversi modi ai padri per
mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo
del Figlio, che ha costituito erede di tutte le cose e per mezzo del quale ha
fatto anche il mondo". In questa Parola definitiva della sua rivelazione
Dio si è fatto conoscere nel modo più pieno: egli ha detto all'umanità chi è. E
questa autorivelazione definitiva di Dio è il motivo fondamentale per cui la
chiesa è per sua natura missionaria. Essa non può non proclamare il vangelo,
cioè la pienezza della verità che Dio ci ha fatto conoscere intorno a se
stesso. Cristo è l'unico mediatore tra Dio e gli uomini: "Uno solo,
infatti, è Dio, e uno solo il mediatore tra Dio e gli uomini, l'uomo Cristo
Gesù, che ha dato se stesso in riscatto per tutti. Questa testimonianza egli
l'ha data nei tempi stabiliti, e di essa io sono stato fatto messaggero e
apostolo - dico la verità, non mentisco -, maestro
dei pagani nella fede e nella verità". Gli uomini, quindi, non possono
entrare in comunione con Dio se non per mezzo di Cristo, sotto l'azione dello
Spirito. Questa sua mediazione unica e universale, lungi dall'essere di
ostacolo al cammino verso Dio, è la via stabilita da Dio stesso, e di ciò
Cristo ha piena coscienza. Se non sono escluse mediazioni partecipate di vario
tipo e ordine, esse tuttavia attingono significato e valore unicamente da
quella di Cristo e non possono essere intese come parallele e complementari. È
contrario alla fede cristiana introdurre una qualsiasi separazione tra il Verbo
e Gesù Cristo. San Giovanni afferma chiaramente che il Verbo, che "era in
principio presso Dio", è lo stesso che "si fece carne": Gesù è
il Verbo incarnato, persona una e indivisibile. Non si può separare Gesù da
Cristo, né parlare di un "Gesù della storia", che sarebbe diverso dal
"Cristo della fede". La chiesa conosce e confessa Gesù come "il
Cristo, il Figlio del Dio vivente": Cristo non è altro che Gesù di
Nazareth, e questi è il Verbo di Dio fatto uomo per la salvezza di tutti. In
Cristo "abita corporalmente tutta la pienezza della divinità" e
"dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto". "Il Figlio
unigenito, che è nel seno del Padre", è "il Figlio diletto, per opera
del quale abbiamo la redenzione... Piacque a Dio di far abitare in lui ogni
pienezza e per mezzo di lui riconciliare a sé tutte le cose, pacificando col
sangue della sua croce, cioè per mezzo di lui, le cose che stanno sulla terra e
quelle nei cieli". È proprio questa singolarità unica di Cristo che a lui
conferisce un significato assoluto e universale, per cui, mentre è nella storia,
è il centro e il fine della stessa storia: "lo sono l'alfa e l'omega, il
primo e l'ultimo, il principio e la fine". Se, dunque, è lecito e utile
considerare i vari aspetti del mistero di Cristo, non bisogna mai perdere di
vista la sua unità. Mentre andiamo scoprendo e valorizzando i doni di ogni
genere, soprattutto le ricchezze spirituali, che Dio ha elargito a ogni popolo,
non possiamo disgiungerli da Gesù Cristo, il quale sta al centro del piano
divino di salvezza. Come "con l'incarnazione il Figlio di Dio s'è unito in
un certo modo a ogni uomo", così "dobbiamo ritenere che lo Spirito
santo dia a tutti la possibilità di venire in contatto, nel modo che Dio
conosce, col mistero pasquale. Il disegno divino è "di ricapitolare in
Cristo tutte le cose, quelle del cielo come quelle della terra……11. Che
dire allora delle obiezioni, già ricordate, in merito alla missione ad gentes? Nel rispetto di tutte le credenze e di tutte le
sensibilità, dobbiamo anzitutto affermare con semplicità la nostra fede in
Cristo, unico salvatore dell'uomo, fede che abbiamo ricevuto come dono
dall'alto senza nostro merito. Noi diciamo con Paolo: "Io non mi vergogno
del vangelo, poiché è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede". I
martiri cristiani di tutti i tempi anche del nostro hanno dato e continuano a
dare la vita per testimoniare agli uomini questa fede, convinti che ogni uomo
ha bisogno di Gesù Cristo, il quale ha sconfitto il peccato e la morte e ha
riconciliato gli uomini con Dio. Cristo si è proclamato Figlio di Dio, intimamente
unito al Padre e, come tale, è stato riconosciuto dai discepoli, confermando le
sue parole con i miracoli e la risurrezione da morte. La chiesa offre agli
uomini il vangelo, documento profetico, rispondente alle esigenze e aspirazioni
del cuore umano: esso è sempre "buona novella". La chiesa non può
fare a meno di proclamare che Gesù è venuto a rivelare il volto di Dio e a
meritare con la croce e la risurrezione, la salvezza per tutti gli uomini.
All'interrogativo: perché la missione? noi rispondiamo con la fede e con
l'esperienza della chiesa che aprirsi all'amore di Cristo è la vera
liberazione. In lui, soltanto in lui siamo liberati da ogni alienazione e
smarrimento, dalla schiavitù al potere del peccato e della morte. Cristo è
veramente "la nostra pace", e "l'amore di Cristo ci
spinge", dando senso e gioia alla nostra vita. La missione è un problema
di fede, è l'indice esatto della nostra fede in Cristo e nel suo amore per noi.
La tentazione oggi è di ridurre il cristianesimo a una sapienza meramente
umana, quasi scienza del buon vivere. In un mondo fortemente secolarizzato è
avvenuta una "graduale secolarizzazione della salvezza", per cui ci si batte, sì, per l'uomo, ma
per un uomo dimezzato, ridotto alla sola dimensione orizzontale. Noi invece, sappiamo
che Gesù è venuto a portare la salvezza integrale, che investe tutto l'uomo e
tutti gli uomini, aprendoli ai mirabili orizzonti della filiazione divina.
Perché la missione? Perché a noi, come a san Paolo, "è stata concessa la
grazia di annunziare ai pagani le imperscrutabili ricchezze di Cristo". La
novità di vita in lui è la "buona novella" per l'uomo di tutti i
tempi: a essa tutti gli uomini sono chiamati e destinati. Tutti di fatto la
cercano, anche se a volte in modo confuso, e hanno il diritto di conoscere il
valore di tale dono e di accedervi. La chiesa e, in essa, ogni cristiano non
può nascondere né conservare per sé questa novità e ricchezza, ricevuta dalla
bontà divina per esser comunicata a tutti gli uomini. Ecco perché la missione,
oltre che dal mandato formale del Signore, deriva dall'esigenza profonda della
vita di Dio in noi. Coloro che sono incorporati nella chiesa cattolica devono
sentirsi dei privilegiati, e per ciò stesso maggiormente impegnati a
testimoniare la fede e la vita cristiana come servizio ai fratelli e doverosa
risposta a Dio, memori che "la loro eccellente condizione non è da
ascrivere ai loro meriti, ma a una speciale grazia di Cristo; per cui, se non
vi corrispondono col pensiero, con le parole e con le opere, lungi dal
salvarsi, saranno più severamente giudicati". “Redemptoris
missio di Giovanni
Paolo II http://digilander.iol.it/magistero/gp2redmi.htm .
Tenuto poi conto che vi sono
culture:
1) come ad esempio quella
islamica che, basandosi sulla Sharia, presenta aspetti non solo contrastanti
col Vangelo http://www.genitoricattolici.org/valori%20islam.htm
, ma anche con la Convenzione Europea per i diritti dell’uomo, come sentenziato
dalla Corte Europea per i diritti dell’uomo (31 luglio 2001 - Requêtes
nos 41340/98, 41342/98, 41343/98, 41344/98)
1.
« …La
Cour reconnaît que la Charia, reflétant fidèlement les dogmes et les
règles divines édictées par la religion, présente un caractère stable et invariable. Lui sont étrangers des principes tels
que le pluralisme dans la participation politique ou l’évolution incessante des libertés publiques. La Cour relève que,
lues conjointement, les déclarations en question qui contiennent des références explicites à l’instauration de la
Charia sont difficilement compatibles avec les principes
fondamentaux de la démocratie,
tels qu’ils résultent de la Convention, comprise
comme un tout. Il est difficile à la fois de se déclarer respectueux de la démocratie et des droits de l’homme et de soutenir un régime fondé sur la Charia,
qui se démarque nettement des valeurs de la Convention, notamment eu égard
à ses règles de droit pénal et de procédure pénale, à la place qu’il réserve
aux femmes dans l’ordre juridique et à son intervention dans tous les domaines
de la vie privée et publique
conformément aux normes religieuses. En
outre, les déclarations qui
concernent le souhait de fonder
un « ordre juste »
ou un « ordre de
justice » ou « ordre
de Dieu », lues dans leur contexte,
même si elles
se prêtent à diverses interprétations, ont pour dénominateur commun de se référer aux règles religieuses et divines pour ce
qui est du régime politique
souhaité par les orateurs. Elles traduisent une ambiguïté sur
l’attachement de leurs
auteurs pour tout ordre qui ne se base pas sur les règles religieuses. Dès lors, selon la Cour, un parti politique dont l’action semble viser l’instauration de la Charia dans un Etat partie
à la Convention peut difficilement
passer pour une association
conforme à l’idéal démocratique
sous-jacent à l’ensemble de la Convention…. ;.
2. o come,
ad esempio, i seguaci della santeria o dei riti vodoo ecc.;
diventa
assai difficile comprendere il senso del suo augurio relativo “alla
custodia dei valori delle vostre culture
di origine”, soprattutto in relazione al dovere-mandato del Fondatore e Capo
della Chiesa Gesù Cristo di
evangelizzare ogni creatura (Mc. 16,15-Mt 28,19).
Mi permetto quindi di domandarLe un chiarimento affinché non si crei confusione
tra i fedeli che leggono ogni giorno la Sacra Scrittura (dopo la preghiera) e
che conoscono quanto affermato dai papi precedenti.
Sia lodato Gesù Cristo.
Arrigo Muscio